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SEO del Tuo sito Web: cos’è e come farla – Guida Completa GRATIS

Hai deciso di fare le cose fatte bene e, quindi, vuoi fare la SEO del tuo sito web in modo corretto?

Beh, allora prenditi 15 minuti buoni perché ci sono davvero tanti aspetti da esaminare.

Infatti, oggigiorno posizionarsi in cima ai risultati dei principali motori non è più facile come lo era un tempo.

Sei pronto per questo “tuffo” nel mondo della SEO? Tieni presente che quella che ti aspetta è la guida in italiano più completa in assoluto e, per giunta, totalmente gratis!

Quindi, non perdiamo altro tempo prezioso e cominciamo subito.

Guida alla SEO del Sito Web: premesse generali

  • L’acronimo “SEO” sta per “Search Engine Optimization, ovvero “Ottimizzazione per i Motori di Ricerca”.
  • Molto semplicemente, con il termine “SEO” ci si riferisce a tutta una serie di tecniche da adottare per migliorare il posizionamento del proprio sito nei risultati dei motori di ricerca.
  • In via preliminare, esistono 2 tipi di approccio o, più in generale, 2 “scuole di pensiero”: Black Hat SEO e White Hat SEO.
  • La Black Hat SEO raggruppa quelle tecniche palesemente contrarie ai termini e condizioni di Google (ma anche degli altri motori).
  • Invece, la White Hat SEO prevede un lavoro “onesto”, rispettando tutte le “regole del gioco”.
  • Detto ciò, possiamo suddividere tutte le tecniche SEO in ulteriori 3 sotto-gruppi: SEO On-Site, SEO On-Page e SEO Off-Page.

Sicuramente, avrai notato le numerose sigle e neologismi anglosassoni.

Se ti suona tutto “arabo”, dai prima uno sguardo al nostro dizionario SEO con tutti i termini da conoscere, in modo da acquisire più rapidamente un minimo di basi.

Ora che abbiamo più chiari gli aspetti di carattere generale, entriamo nel “cuore” si questa nostra guida dedicata alla SEO del tuo sito web.

Come impostare la SEO del tuo Sito Web

Per impostare la SEO del tuo sito web devi iniziare dai seguenti step:

  1. Ricerca delle Parole Chiave
  2. Ideazione del Piano Editoriale

Molto spesso si utilizza la parola “tecniche” ma, in realtà, sarebbe più corretto dire “strategie” SEO per il tuo sito web.

Quindi, ecco che bisogna partire dalle “fondamenta” su cui, poi, verrà costruito il resto.

Certo, all’atto pratico la SEO prevede l’attuazione di tutta una serie di tecniche, anche molto diverse tra loro.

Tuttavia, per entrare nella Top 10 di Google non avrebbe alcun senso provarle a caso. Della serie “se una non va, vediamo con un’altra”.

Quindi, prima di “partire in quarta”, concentrati su questi 2 primissimi passaggi elencati qui sopra.

Molto semplicemente, il posizionamento è tutta una questione di parole chiave, pertanto non devi solo trovare le migliori, ma devi anche sapere dove “metterle”.

Quindi, per procedere nel modo corretto devi solo seguire attentamente le istruzioni che ti daremo da qui in poi.

1. Ricerca delle Parole Chiave

  1. Cosa sono le Parole Chiave
  2. Caratteristiche delle Parole Chiave
  3. Come trovare le migliori Parole Chiave

Quando pensi alla SEO del tuo sito web, ricorda che questa fase legata alle parole chiave è assai cruciale.

Di conseguenza, abbiamo pensato bene di suddividere la nostra spiegazione in ulteriori 3 sotto-paragrafi, proprio per non lasciare nulla al caso.

Invece, ti rimandiamo alla nostra guida di approfondimento sulle Parole Chiave per scoprire tutti gli altri dettagli.

1.1 Cosa sono le Parole Chiave

Le parole chiave, chiamate dagli “addetti ai lavori” anche “keyword”, “parole chiave SEO”, “frasi chiave” o “query di ricerca” sono, per l’appunto, parole, ma anche intere frasi utilizzate per la ricerca di un contenuto specifico.

In pratica, le parole chiave sono un insieme di lettere (possono esserci anche numeri) che riesce ad identificare proprio il significato del testo in cui sono presenti.

Sotto un altro aspetto, però, considera le parole chiave come una sorta di “ponte” che collega l’intero spazio web (e i suoi utenti) al tuo sito Internet.

Detto ciò, in via preliminare possiamo suddividerle in 2 macro tipologie:

  • Short-Tail: con questa espressione si intende una – massimo 2 – parole. Ad esempio, “giacca”, “giacca uomo” e tutte le possibili varianti, a cominciare da “giacca da uomo” e via dicendo.
  • Long-Tail: al contrario, questa tipologia indica parole chiave che, a tutti gli effetti, sono delle vere e proprie frasi, come “dove comprare giacca da uomo in saldo”.

A loro volta, le “Long-Tail” si suddividono in:

  • Informazionali: sono quelle parole chiave ricercate dall’utente con il solo scopo di informarsi, senza la volontà di spendere.
  • Transazionali: al contrario, queste sono delle keyword che vengono ricercate dagli utenti che hanno proprio bisogno di acquistare un prodotto o un servizio.
  • Navigazionali: infine, ecco anche quest’ultima tipologia di parole chiave, ovvero quelle utilizzate per raggiungere più rapidamente una determinata pagina (ad esempio, “gmail login”).

1.2 Caratteristiche delle Parole Chiave

Le principali caratteristiche delle parole chiave che vengono prese in queste fase di impostazione SEO del tuo sito web sono le seguenti:

  • Difficoltà: questa variabile indica lo sforzo richiesto per posizionare il rispettivo contenuto nella prima pagina di Google. Più è alta la difficoltà, più tempo e più contenuti di qualità dovrai caricare.
  • Volume di ricerca: invece, tale variabile rivela – mediamente – quante volte è stata ricercata quella determinata parola chiave in un arco temporale definito (solitamente, su base mensile).
  • Rilevanza: infine, quest’ultima caratteristica mostra l’intento di risposta a quella determinata “qery”. Per esempio, “dove vedere la Serie A” ha, certamente, una rilevanza maggiore rispetto a “Serie A”.

Ora che hai le idee più chiare in merito a cosa sono le parole chiave e che caratteristiche hanno, vediamo insieme dove trovarle.

1.3 Come trovare le migliori Parole Chiave

Di base, ci sono 3 metodi più che validi per trovare le parole chiave più idonee e sono:

  1. Google Suggest
  2. Tool Gratuiti
  3. Tool a pagamento

Se non sai come trovare le parole chiave per le SEO del tuo sito web, eccoti i 3 metodi più efficaci in assoluto, quelli utilizzato dal oltre il 95% dei Web Master di tutto il mondo.

Naturalmente, l’argomento è piuttosto vasto, quindi sulla nostra Check-List dei migliori strumenti SEO troverai tantissime informazioni in più.

Ora, però, proseguiamo con la nostra guida, visto che siamo ancora agli inizi.

1.3.1 Google Suggest
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Hai presente quando entri in Google, inizi a digitare qualcosa e subito compaiono già delle “query”?

Ecco, questo è un ottimo modo per farsi un’idea di quelle che sono le parole chiave più ricercate in quel dato momento.

È piuttosto facile da usare, dal momento che, oramai, è una cosa che facciamo già quotidianamente in qualità di “utente x” in cerca di qualcosa.

Tutto ciò che devi fare è, per l’appunto, recarti sulla home di Big G e iniziare a scrivere la prima parola.

Infatti, non appena digiterai lo spazio, ecco che inizieranno a comparire le varie “query”.

Non appena trovi quelle più in linea con il tuo progetto, segnatele da qualche parte perché saranno indispensabili per le fasi successive.

1.3.2 Tool Gratuiti
  • Google Keyword Planner: grazie a questo tool messo a disposizione dallo stesso Big G, devi solo digitare una qualsiasi parola e avviare la ricerca. Successivamente, compariranno tutti i termini correlati, nonché statistiche e quotature di vario tipo.
  • AnswerThePublic: si tratta di un sito free in cui, dopo aver selezionato la lingua che ti interessa, puoi inserire le parole che vuoi.
  • SEO Hero: per concludere questa sotto-sezione, puoi anche utilizzare SEO Hero che, nonostante sia un sito a pagamento, ha anche un’apposita sezione gratuita con diversi SEO tool che puoi utilizzare liberamente.
1.3.3 Tool a pagamento
  • SEOZoom: è uno dei tool a pagamento più diffuso in assoluto visto che tra i suoi punti di forza c’è proprio la dimensione del campione di parole chiave, oggigiorno la più vasta in assoluto. Attualmente, il costo del pacchetto base è di 59 € al mese (a cui va aggiunta l’IVA).
  • SEMRush: anche il presente tool è davvero molto noto tra tutti gli addetti ai lavori. Tra le varie funzionalità ci sono anche quelle che consentono di analizzare un dominio, in modo da vedere il costo stimato per un click, gli URL di destinazione e altri parametri ancora.
  • UberSuggest (Neli Patel): può essere che questo tool lo abbia già sentito nominare visto che, pur essendo un servizio a pagamento, c’è anche la possibilità di effettuare gratuitamente qualche ricerca (o analisi) giornaliera.

2. Ideazione del Piano Editoriale

Non appena avrai trovato le parole chiave più idonee per il tuo business, allora adesso è giunto il momento di ideare il tuo piano editoriale.

Di cosa si tratta? Perché è così importante?

In linea di massima, altro non è che una strategia di creazione, pianificazione e successiva pubblicazione di contenuti di vario genere.

Inoltre, nell’ambito del Web Marketing, è così importante proprio perché è lo strumento “principe” grazie a cui attirare nuovi visitatori.

In altre parole, ideare un ottimo piano editoriale significa pubblicare molti contenuti di alto valore e avere la possibilità di posizionarli in cima ai risultati di Google (ma anche altri motori di ricerca, chiaramente).

2.1 Piano Editoriale Vs Calendario Editoriale

Sebbene, molto spesso, queste due espressioni vengano utilizzate in modo “intercambiabile”, in realtà indicano 2 concetti del tutto diversi.

Quando parliamo di “piano editoriale” ci stiamo riferendo all’intero processo, inclusi i risvolti più creativi (ricerca dei topic correlati, informazioni di alto valore da inserire e quant’altro).

In altri termini, il “piano editoriale” è un processo dinamico che si “trasforma” e si “evolve” nel tempo.

Il “calendario editoriale”, invece, altro non è che il documento in cui sono programmate tutte le pubblicazioni stabilite dal piano editoriale stesso.

Insomma, per farla breve, considera pure il calendario editoriale come una sorta di “to-do-list” da seguire scrupolosamente.

2.1 Come ideare il piano editoriale

Per ideare il piano editoriale devi procedere seguendo questi passaggi:

  1. Definisci gli obiettivi
  2. Analizza il target
  3. Crea un diagramma ad albero per le pubblicazioni

Quindi, vediamo nel dettaglio tutto il da farsi.

2.1.1 Definisci gli obiettivi

Ogni piano editoriale è un caso a sé e può essere ideato per raggiungere vari scopi.

Ad esempio, il riconoscimento del brand, instaurazione di fedeltà, piuttosto che la “web reputation”.

Al tempo stesso, però, vi è pure l’acquisizione di potenziali clienti, pubblicità di vario tipo, piuttosto che la conversione di visitatori in clienti, aumento delle visite e quant’altro.

2.1.2 Analizza il target

Una volta definiti gli obiettivi del piano editoriale, è giunto il momento di analizzare il target.

In altre parole, devi avere ben chiaro chi siano i “destinatari” dei tuoi contenuti.

Non solo, devi anche intuire quelli che sono i loro gusti, esigenze e desideri.

Detto ciò, per reperire tutte queste informazioni puoi dare uno sguardo alle analisi delle visite al sito, piuttosto che ai diversi studi di settore o, in alternativa affidarti a delle agenzie specializzate in web marketing.

2.1.3 Crea un diagramma ad albero per le pubblicazioni

Infine, stabiliti gli obiettivi e analizzato il target, devi “buttare giù” lo “scheletro” del piano editoriale per il tuo sito web.

A tal proposito, la struttura più efficace è quella ad “albero”, proprio come illustrato nell’immagine qui sotto.

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Quindi, come prima cosa, devi realizzare il contenuto principale, chiamato in gergo “Pillar Content”.

Per quanto riguarda il blog, all’atto pratico si tratta di un articolo piuttosto lungo e il più dettagliato possibile.

A seguire, poi, dovrai realizzare tutti gli articoli di approfondimento, solitamente più brevi ma, al tempo stesso, anche più specifici.

Chiaramente, il numero di questi ultimi varia in base alla “corposità” dell’argomento/topic da te trattato.

Come sviluppare la SEO On-Site

Per sviluppare la SEO On-Site del tuo sito web in modo corretto devi prendere in considerazione i seguenti aspetti:

  1. Dominio
  2. Hosting
  3. Architettura
  4. Autorevolezza

Proseguiamo la nostra guida completa per la SEO del tuo sito web affrontando proprio tutto ciò che concerne la così detta “SEO On-Site”.

Come puoi facilmente intuire, con quest’espressione si intendono tutte quelle tecniche di ottimizzazione che vengono attuate al livello generale, coinvolgendo il sito web nella sua interezza.

Più avanti, poi, vedremo anche cosa fare pagina per pagina.

1. Dominio

Per affrontare la questione inerente il dominio del tuo sito è bene suddividere il tutto in queste 2 fasi:

  1. Come scegliere il Dominio
  2. Come comprare il Dominio

Giusto per dovere di cronaca, il così detto “Dominio” del sito equivale all’indirizzo (quindi, “via tal dei tali numero x”) della sede della tua azienda, digitalmente parlando.

Se, attualmente, i domini vengono espressi in caratteri alfanumerici, è proprio grazie al “DNS – Domain Name System”.

In parole povere, si tratta, per l’appunto, di un sistema grazie a cui possiamo indicare i domini utilizzando delle parole, anziché l’indirizzo IP, ovvero una lunga stringa di numeri impossibile da memorizzare.

Il DNS, quindi, ci apre tutta una serie di possibilità, a cominciare dal poter inserire (o utilizzare) determinate parole chiave proprio nel dominio del sito stesso.

1.1 Come scegliere il Dominio

Per scegliere un dominio vincente, assicurati che questo sia:

  • Facile da scrivere e da ricordare.
  • Piuttosto contenuto, da 1, a 3 parole massimo.
  • Comprensivo delle parole chiave più pertinenti (quando possibile, chiaramente).
  • Privo di simboli (non permessi), numeri e trattini (permessi ma non sempre consigliati, se non in rare eccezioni).
  • Specifico, ossia che identifichi chiaramente il tuo settore o nicchia di mercato.
  • “Coerente”, cioè che il dominio non “cozzi” con la rispettiva estensione (per esempio “giacchedauomo.de”, quindi dominio espresso in lingua italiana con un’estensione tedesca)
1.1.1 Come scegliere l’Estensione di Dominio

All’ultimo punto della sotto-sezione precedente abbiamo accennato all’estensione di dominio. In parole povere, sono quelle lettere che seguono dopo il “.”.

In gergo, queste vengono indicate con l’acronimo “TLD”, ovvero “Top Level Domain” e sono disciplinate/riconosciute dall’ente internazionale ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers).

A tal proposito, c’è la possibilità di sceglierne di diversi dato che, attualmente, ve ne sono circa 1500.

Per praticità, dunque, ecco una breve la lista di quelle più utilizzate:

  • gTLD: “Generic Top-Level Domains”, comprende le così dette “estensioni generiche” come:
    • .com
    • .org
    • .net
    • in tempi più recenti anche: .biz, .info, .xyz
  • sTLD: “Sponsored Top-Level Domains”, ossia quelle estensioni sponsorizzate da enti o aziende specifiche:
    • .gov
    • .edu
    • .mil
    • così come: .jobs, .post, .travel
  • ccTLD: “Country Code Top-Level Domains”, cioè tutte quelle estensioni che identificano uno specifico paese:
    • .it
    • .us
    • .uk
    • .de e via discorrendo.

A proposito, leggendo la nostra guida in cui parliamo proprio di Estensione di Dominio e SEO puoi scoprire ulteriori dettagli riguardo questo specifico topic.

1.2 Come comprare il Dominio

Se hai deciso sia il dominio che la rispettiva estensione, ora devi pensare ad acquistarlo.

Fondamentalmente, hai 2 possibilità:

  • Acquistare un dominio “ex-novo”: in tal caso, la “strada verso la visibilità” potrebbe rivelarsi più lunga del previsto, dal momento che serve più tempo per la sua indicizzazione
  • Acquistare un dominio già esistente che è stato messo all’asta: è vero, senz’altro lo pagherai di più rispetto ad un dominio “ex-novo”, ma otterrai anche più vantaggi (puoi “ereditare” il traffico, ma anche i backlink ecc.).

Nel caso scegliessi un dominio “ex-novo”, puoi comprarlo separatamente o, in alternativa, insieme all’Hosting di cui parleremo nella prossima sotto-sezione.

2. Hosting

Sempre a proposito della SEO per il tuo sito web, adesso è il momento di parlare dell’Hosting, ossia lo spazio in cui vengono salvati tutti gli elementi del sito stesso.

Probabilmente ti starai chiedendo cosa c’entri con l’ottimizzazione per i motori di ricerca, giusto?

Beh, la domanda è più che legittima, dal momento che Google e diversi altri motori penalizzano proprio i siti più lenti.

Quindi, prima di acquistarne uno, prendi in considerazione i seguenti fattori:

  1. Tipologia di Hosting
  2. Sistema Operativo dell’Hosting

Chiaramente, nelle sezioni a seguire troverai solo le informazioni base.

Quindi, ti invitiamo a leggere la nostra guida sui migliori Hosting italiani economici ma veloci per scoprire ulteriori e importanti dettagli in merito.

2.1 Tipologia di Hosting

Per quanto concerne le tipologie di Hosting, ve ne sono 4:

  1. Hosting Condivisi
  2. VPS – Virtual Private Server
  3. Cloud Hosting
  4. Server Dedicati

Cosa sono davvero? Quali sono i loro Pro e Contro? Rispondiamo insieme a queste domande passando alle sotto-sezioni successive.

2.1.1 Hosting Condivisi

Tra tutte le tipologie di Hosting, quelli condivisi sono, sicuramente, quelli che vanno per la maggiore.

Infatti, altro non è che un server fisico condiviso, utilizzato da più utenti, ovvero amministratori di siti diversi.

Per essere più precisi, vengono condivise anche CPU, RAM, spazio web, indirizzo IP e tutte le altre risorse.

ProContro
✔️ Costi abbastanza ridotti❌ Risorse di sistema abbastanza limitate
✔️ Nessuna necessità di dover effettuare set-up, manutenzione o altre operazioni specifiche❌ Possibili rallentamenti o interruzioni causate da picchi di traffico intenso
✔️ Facilità di utilizzo e di gestione❌ Nessuna possibilità di personalizzare il sistema operativo
✔️ Ottima flessibilità in relazione alle risorse e alle funzionalità che si possono implementare, man mano che il sito “prende forza”❌ Indirizzo IP condiviso con altri, per cui nessuna possibilità di utilizzare l’IP dedicato nel caso riscontrassi problemi con il nome di dominio
2.1.2 VPS – Virtual Private Server

Proseguiamo ad analizzare le varie tipologie di Hosting parlando dei “VPS”, acronimo di “Virtual Private Server”.

In soldoni, si tratta di particolari macchine hardware che hanno lo scopo di ospitare la parte software e i dati necessari per l’esecuzione di un’applicazione o di un sito Web.

Con il termine “virtuale” ci si riferisce al fatto che tale sistema consuma solo una parte delle risorse fisiche strutturali del server, mentre le altre sono gestite da terze parti.

Devi sapere, infatti, che configurare un server Web e aggiungere il proprio codice, così come la successiva gestione, sono operazioni complesse e dispendiose.

Al contrario, grazie agli Hosting VPS, ogni utente ha una sua propria macchina virtuale con risorse dedicate, pronta per l’implementazione e l’utilizzo.

ProContro
✔️ Veloce ed affidabile❌ Prezzi più alti rispetto ai classici Hosting condivisi
✔️ Fluttuazione minima delle risorse disponibili per via di memoria e potenza garantiti❌ I VPS richiedono, comunque, un minimo di conoscenza tecniche di gestione
✔️ Accesso “root” al server❌ In caso di errori potresti causare grossi problemi di vulnerabilità e sicurezza
✔️ Il traffico di altri siti ospitati non influenza la velocità del tuo
✔️ Possibilità di aggiornare risorse e funzionalità in base alla crescita del sito stesso
2.1.3 Cloud Hosting

Il Cloud Hosting è una tecnologia relativamente recente che, però, sta già dando grandi risultati.

Per spiegare brevemente il suo funzionamento, potremmo dire che consistono in una rete di diversi server virtuali e fisici, “raggruppati insieme”, però, da un cloud.

Di conseguenza, tutto ciò assicura un’ottima scalabilità e flessibilità.

ProContro
✔️ Facile da usare e pratico da gestire, persino per gli utenti alle prime armi❌ Le prestazioni posso calare sensibilmente in caso di connessione Internet lenta o instabile
✔️ Elevata affidabilità garantita dalle macchine virtuali (quindi riscontrerai molti meno problemi hardware)❌ Sebbene siano molto sicuro, hanno più probabilità di essere vittima di violazioni a causa dei dati scambiati in virtuale
✔️ Ottime prestazioni, visto che il traffico viene bilanciato tra i vari server raggruppati nel cloud
✔️ Mantengono il tuo sito sempre online, dal momento che, qualora un server non dovesse funzionare, ce ne sarebbe un altro pronto a rimpiazzarlo
2.1.4 Server Dedicati

Infine, veniamo anche ai così detti Server Dedicati.

Come puoi facilmente intuire, sono degli hosting che consistono in una macchina interamente adibita ad ospitare solo ed esclusivamente il tuo sito.

Insomma, all’atto pratico sono dei server fisici ubicati in appositi “datacenter”.

Chiaramente, tutto ciò da al rispettivo titolare del contratto di “affitto” diversi vantaggi, a cominciare dal poter effettuare qualsiasi personalizzazione possibile immaginabile (sistema operativo incluso).

ProContro
✔️ Capacità di supportare alti livello di traffico❌ Costi molto elevati, anche sotto il profilo della gestione
✔️ Possibilità di accedere in modo esclusivo a tutte le funzionalità del server❌ È necessario avere ottime competenze tecniche in materia
✔️ Maggiore livello di sicurezza anche grazie all’indirizzo IP dedicato❌ Per nulla adatto a coloro che sono ancora agli inizi.

2.2 Sistema Operativo dell’Hosting

Per completezza, chiudiamo questo paragrafo della SEO On-Site dedicato alla questione Hosting prendendo in esame i 2 principali sistemi operativi:

  1. Hosting Linux
  2. Hosting Windows

Abbiamo appena compreso che l’Hosting è lo spazio in cui viene “stipato” il nostro sito, proprio come lo stabile dell’azienda, giusto?

Bene, affinché questo possa andare online e, soprattutto, essere accessibile agli utenti, è necessario avvalersi di un sistema operativo.

Giusto per riprendere l’esempio dell’azienda, Windows e Linux sono i “macchinari” che poi, effettivamente, realizzano il prodotto.

Naturalmente, parliamo di sistemi operativi molto diversi tra loro.

Quindi, nei paragrafi a seguire troverai una breve rassegna di ciascuno, inclusi gli immancabili “Pro” e “Contro”.

2.2.1 Hosting Linux

Per cominciare, Linux è un sistema operativo gratuito, così detto “open source”.

Infatti, il suo codice sorgente è rilasciato ai sensi della Licenza Pubblica Generica (GPL) GNU.

Quando parliamo di device in generale, non è certo uno dei sistemi operativi più diffusi.

Al contrario, però, è molto impiegato per “far girare” gli Hosting dei siti web.

Non a caso, la maggior parte di quelli che visiti è realizzata proprio con Linux che supporta i linguaggi PHP, Perl, Python e Ruby, così come i database MySQL e MariaDB.

A seguire, quindi, rispettivi “Pro” e “Contro”.

ProContro
✔️ Si possono scaricare e installare gratuitamente oltre il 90% delle distribuzioni più note❌ Richiede una certa competenza, soprattutto per imparare i moltissimi comandi
✔️ Presenta falle nella sicurezza molto di rado e che si possono risolvere rapidamente❌ Tutti i manuali di utilizzo sono solo in lingua inglese
✔️ Possibilità di effettuare qualsiasi tipo di configurazione personalizzata❌ Alcune release sono supportate solo a breve termine

✔️ Ottime prestazioni in termini di velocità
2.2.2 Hosting Windows

Al contrario, Windows non ha certo bisogno di molte presentazioni, visto che si tratta di uno dei sistemi operativi più diffusi al mondo.

Potremmo scrivere a riguardo per ore, tuttavia la sua caratteristica principale è proprio la possibilità di eseguire i comandi sfruttando l’interfaccia grafica.

Insomma, è stato quel sistema operativo che ha reso accessibile – in termini di usabilità – i computer (a seguire Internet) a chiunque, praticamente.

ProContro
✔️ Grande facilità di utilizzo proprio grazie alla sua interfaccia grafica❌ Costi di licenza non trascurabili
✔️ Adatto anche ai principianti❌ Alto consumo di risorse di rete, GUI in particolare
✔️ Possibilità di sfruttare il ripristino del sistema per risolvere eventuali problemi❌ Rischio di infezioni sempre costante

✔️ Le versioni vengono supportate a lungo termine
.
❌ Per ogni utente in più sono previsti costi di licenza aggiuntivi

3. Architettura

Quando parliamo di “Architettura” del sito web ci stiamo riferendo alla “struttura” o, per meglio dire, all’organizzazione gerarchica dei contenuti.

Fondamentalmente, impostare una corretta architettura del sito porta a 2 grandissimi vantaggi:

  • Permettere ai tuoi utenti di “muoversi” meglio tra le varie pagine.
  • “Far capire” ai motori di ricerca cosa tratta il tuo sito web, ma anche con che livello di profondità, accuratezza e precisione.

Quindi, in sostanza, avere un sito ben organizzato non fa contenti i tuoi visitatori, ma anche Google e tutti gli altri motori.

Infatti, questi preferiscono siti “ben ordinati” secondo un vero e proprio sistema logico-consequenziale.

Detto ciò, quali sono i suoi elementi base? Come si “costruisce” un sito web vincente?

Rispondiamo insieme a queste domande andando diretti alle seguenti sotto-sezioni.

3.1 Elementi principali dell’Architettura del Sito Web

Gli elementi principali dell’architettura di un qualunque sito web sono:

  1. Categorie
  2. Sotto-categorie
  3. Articoli del Blog/Prodotti dello Store
  4. Tag

In pratica altro non sono che i vari “locali” (pure “scaffali”, nel caso degli Store) della tua azienda, all’interno dei quali andranno a muoversi i visitatori.

A seguire, vediamo brevemente cosa sono e quali funzioni hanno, tenendo a mente quello che può essere uno schema o “diagramma ad albero”.

3.1.1 Categorie

Qualunque sia l’argomento o topic che vuoi trattare, questo deve essere suddiviso in categorie.

Logicamente, infatti, sarebbe impossibile “esaurirlo” come si deve in un’unica “botta”, come si suol dire.

Hai presente il diagramma ad albero accennato poco fa?

Ecco, se il topic del sito può essere equiparato al trono, le categorie sono i rami principali.

Come impostarle? Beh, è sufficiente usare un minimo di logica.

Ad esempio, se ti occupi di fitness, le categorie principali potrebbero essere “esercizi”, “dieta”, “infortuni”.

Inoltre, se vuoi “fare le cose fatte bene”, assicurati che queste siano sempre visibili all’utente, a cominciare dalla home-page.

3.1.2 Sotto-categorie

Chiaramente, se le categorie sono i “rami” più grandi, le sotto-categorie sono i “ramoscelli”, quelli su cui, poi, sono attaccati i “frutti”.

La loro funzione è proprio quella di garantire un maggiore ordine ai tuoi contenuti.

Infatti, tendenzialmente la maggior parte degli utenti non è interessata ad un topic nella sua interezza, ma solo ad alcuni aspetti.

Sempre tenendo buono l’esempio del fitness della sotto-sezione precedente, ai tuoi utenti interesserà, per lo più, quali esercizi fare, piuttosto che cibi preferire o i rimedi da attuare quando ci si fa male.

Quindi, le sotto-categorie in questione potrebbero essere:

  • Esercizi
    • Esercizi di Riscaldamento
    • Esercizi a Corpo Libero
    • Esercizi Con Attrezzi
  • Dieta
    • Cibi per la Fase di Massa
    • Cibi per la Fase di Definizione
  • Infortuni
    • Rimedi Allopatici
    • Esercizi di Riabilitazione
3.1.3 Articoli del Blog/Prodotti dello Store

Adesso, è il momento di parlare di quelli che sono, logicamente, i “frutti” del nostro caro albero dell’esempio.

In altre parole, gli articoli del blog e/o i prodotti presenti sullo Store Online sono proprio i contenuti destinati al “consumo” da parte degli utenti.

Di conseguenza, il fatto di aver organizzato bene categorie e sotto-categorie fa sì che questi ultimi li possano raggiungere più in fretta.

Loro, certamente, così come i crawler dei motori di ricerca.

A proposito, se sei in procinto di iniziare, dai uno sguardo alla nostra guida su come aumentare il coinvolgimento degli utenti in semplici 10 Step.

Vedrai, così avrai tutte le “ricette” per rendere i “frutti del tuo albero” davvero “succosi”.

3.1.4 Tag

Infine, parliamo brevemente anche dei Tag che, a differenza dei 3 precedenti elementi, non segue un’organizzazione gerarchica ma, bensì, “orizzontale”.

Cosa significa?

Molto semplicemente, raggruppa tra loro argomenti molto simili tra loro, dando, quindi, la possibilità all’utente di raggiungerli più in fretta.

Detto ciò, per ogni contenuto è possibile inserire più Tag diversi. In realtà, non c’è un vero e proprio limite.

Tuttavia, ti sconsigliamo vivamente di esagerare mettendone dai 5 in su.

Rischieresti solo di “incasinare” sia gli utenti, che i crawler.

3.2 Come impostare la giusta Architettura del Sito Web

Il modo migliore per impostare un’architettura del sito davvero funzionale è quello di rimanere su massimo 4 livelli gerarchici:

  • Homepage
    • Categorie
      • Sotto-categorie
        • Articoli del Blog/Prodotti dello Store

Inoltre – anche se può sembrare banale – un’altra cosa da fare è proprio quella di accertarsi che i contenuti siano correttamente catalogati proprio nelle rispettive categorie e sotto-categorie.

Gli algoritmi di Google “ragionano” secondo semantica, di conseguenza è importante che ogni cosa sia al posto giusto.

4. Autorevolezza

Concludiamo questa macro-sezione sezione dedicata alla SEO On-Site del tuo sito web trattando brevemente l’autorevolezza.

In parole povere, è un indicatore che stabilisce quanto il tuo sito sia realmente utile per gli internauti.

Attenzione, però. L’autorevolezza non va confusa con la popolarità.

Infatti, quest’ultima è determinata da quante visite riceve un sito in un determinato lasso di tempo.

Al contrario, la prima è data da quanti link o citazioni si ricevono.

Insomma, puoi avere relativamente poche visite, ma molti altri siti o blog che rimandano al tuo.

Ecco, in tal caso avresti un’elevata autorevolezza, senza essere “famoso”.

4.1 Fattori che determinano l’Autorevolezza di un Sito Web

Chiaramente, per determinare questo valore vengono presi in considerazione diversi parametri che sono:

  • Ammontare totale di domini collegati al sito Web
  • Ammontare totale di link che rimandano al sito Web
  • La qualità sia dei collegamenti, che dei domini
  • Impostazione ottimale della struttura di link interni
  • Entità del traffico del sito
  • Tempo di caricamento delle pagine
  • Esperienza dell’utente

Per esaurire tutta la sezione della SEO On-Site del tuo sito web, tieni presente l’autorevolezza del sito (in gergo “DA”, ovvero “Domain Authority”) non corrisponde all’autorevolezza di una pagina pagina (sempre in gergo “PA”, cioè “Page Authority”).

Sebbene dovrebbero procedere di pari passo, è consigliabile insistere maggiormente sulla prima.

Infatti, un sito con una buona autorevolezza ha molte più possibilità di posizionare meglio anche le rispettive pagine.

Come sempre, nella nostra guida dedicata proprio alla Autorità di Dominio (DA) troverai tutti gli approfondimenti.

Come sviluppare la SEO On-Page

Per sviluppare la SEO On-Page devi inserire nel modo corretto i seguenti elementi:

  1. Titolo
  2. Header 1 (H1)
  3. Header 2 a seguire
  4. Link Interni
  5. Link Esterni
  6. Immagini con Alt Text
  7. URL (e Slug)
  8. Meta Descrizione

Esaurita la SEO On-Site, passiamo alla sezione dedicata alla SEO On-Page del tuo sito web.

Comprende tutti gli elementi che servono a rendere una singola pagina più “appetibile” per i crawler dei motori di ricerca.

Ovviamente, la cosa migliore in assoluto è quella di inserirli in tutte le pagine del sito, ad esclusione di quella sulla privacy policy, termini e condizioni, rimborso e via dicendo.

Di sicuro, dovrai utilizzarli al meglio negli articoli, così come nelle pagine prodotti, ossia i “frutti” del famoso albero di poco fa.

Per far si che non ci siano “punti oscuri”, prenderemo come esempio proprio un altro articolo del nostro sito.

Per ulteriori dettagli ti rimandiamo alla nostra guida di approfondimento dedicata proprio alla SEO On-Page a 360°.

1. Titolo

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Iniziamo a parlare degli elementi da sfruttare nella SEO On-Page del tuo sito con il titolo, proprio come quello che vedi nell’immagine qui sopra (parte superiore).

In pratica, consideralo come una sorta di “anello” a cui si agganciano i crawler dei motori di ricerca.

Attenzione, però.

Il così detto “titolo della pagina” non va confuso con il “titolo dell’articolo” (o “titolo del prodotto”).

Probabilmente hai fatto anche tu la ricerca e ora hai il nostro articolo dell’esempio aperto su un’altra scheda.

Di sicuro, noti che il titolo dell’articolo è uguale al titolo della pagina, ossia quello che appare nei risultati di Google.

Questo perché è stata una nostra scelta.

In realtà, però, potrebbero anche differire, dal momento che sono 2 elementi totalmente indipendenti tra loro, proprio come vedi nella stessa immagine (parte inferiore dell’imagine).

In ottica SEO, tuttavia, molto spesso conviene far sì che coincidano.

1.1 “Best Practice” per il Titolo

  • Il Titolo SEO non può superare i 70 caratteri massimo.
  • Nonostante ciò, è consigliabile stare al di sotto dei 60, in modo che appaia tutto nei risultati dei motori di ricerca.
  • Quando possibile, cerca di inserire le parole chiave all’inizio.
  • É bene anche inserire dei numeri. Molti, infatti, aggiungono spesso l’anno corrente, in modo che l’utente possa capire subito quanto un contenuto sia aggiornato.
  • Il Titolo SEO deve essere accattivante e in grado di attirare l’attenzione.

2. Header 1 (H1)

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In ordine di importanza, il secondo elemento per la SEO On-Page è l’Header 1, spesso abbreviato in H1.

“Header” significa letteralmente “intestazione” e il numero indica la relativa “importanza”, giusto per farci capire.

Più basso è il numero, maggiore sarà anche l’importanza di quell’intestazione o “sotto-titolo” che dir si voglia.

Nonostante ciò, l’H1 viene spesso chiamato anche “titolo dell’articolo” ed è quello scritto bene in grande che leggi non appena giungi sulla pagina.

Come già anticipato poco fa, nel 90% dei casi corrisponde anche al Titolo SEO che appare nei motori di ricerca.

Al tempo stesso, però, nessuno ti vieta di variarlo.

2.1 “Best Practice” per Header 1

  • I titoli lunghi non piacciano a nessuno ma, in ogni caso, può anche arrivare a 70 caratteri.
  • Assicurati che contenta le parole chiave in questione, all’inizio se possibile.
  • Inserisci anche dei numeri, se pertinenti.
  • Header 1 deve essere accattivante e in grado di invogliare la lettura.

3. Header 2 a seguire

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Sebbene possiamo chiamare Header 1 (H1) “titolo dell’articolo”, quelli che vanno dal 2 a seguire è più corretto denominarli “sotto-titoli”.

A cosa servono? Parliamoci chiaro, a nessuno piace leggere dei “mapazzoni” scritti a mo’ di libro scolastico.

Insomma, quegli articoli senza spazi, con il testo “tutto attaccato”.

Di conseguenza, i vari H2, ma anche H3, H4 e così via servono proprio per “spezzare” il contenuto, in modo da renderlo leggibile e, in un certo senso, anche più “digeribile”.

Come vedi nell’immagine qui sopra, puoi scriverli in modo libero.

Comunque sia, negli H2 sarebbe sempre bene inserire le parole chiave, anche in qualche loro variante.

3.1 “Best Practice” per Header 2 a seguire

  • Fai in modo che non siano troppo lunghi.
  • Cerca di inserire le parole chiave almeno negli H2 (vanno bene anche eventuali varianti).
  • Con H3 in poi, sii sempre il più specifico possibile. Infatti, servono per esaurire come si deve quei dettagli legati solo ad un determinato aspetto dell’argomento.

4. Link Interni

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Sempre restando in tema di SEO On-Page per il tuo sito web, eccoci arrivati ai link interni.

Molto semplicemente, sono dei collegamenti ipertestuali che rimando il lettore ad altre pagine del sito stesso.

Anche in questo caso, l’ottimizzazione dei link interni ha una duplice funzione. Da un lato sono da considerarsi il “veicolo” grazie a cui l’utente può muoversi all’interno del nostro sito web.

Non solo, un’attività di “Internal Linking” correttamente impostata fa sì che l’utente stesso aumenti pure il tempo di permanenza.

Nel caso non lo sapessi, anche tale fattore determina un buon posizionamento.

Dall’altro, invece, sono utilissimi per i crawler dei motori di ricerca, visto che è proprio grazie ai link interni che questi riescono a “farsi un’idea” concreta di quante e quali pagine siano presenti nel tuo sito, sul piano dei contenuti.

4.1 “Best Practice” per Link Interni

  • Non permettere che nel tuo sito rimangano le così dette “pagine orfane”, ossia quelle in cui manca, per l’appunto, qualsiasi link verso un’altra risorsa interna. Inserisci almeno 1 link interno in ogni pagina (ad esclusioni della privacy policy, termini e condizioni, ecc.).
  • Fai si che i link interni siano visibili e riconoscibili, altrimenti nessuno li cliccherà mai.
  • Usa “anchor text” davvero rilevanti e “semanticamente collegate” alla pagina interna linkata.
  • Accertati che i link interni non rimandino ad URL bloccati nel file robots.txt.
  • Usa sempre il tag “dofollow”. Quest’ultimo, infatti, “fa capire” ai crawler dei motori di ricerca di dover “seguire” quel determinato link, proprio perché semanticamente collegato al contenuto in cui è stato inserito.
  • Infine, sebbene i link interni siano fondamentali, non esagerare. Non esiste un limite massimo, tuttavia la giusta quantità è sempre data dal buon senso.

5. Link Esterni

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Se la funzione dei link interni è quella di collegare tra loro 2 pagine dello stesso sito (ovvero appartenenti allo stesso dominio), quella dei link esterni consiste proprio nel collegare 2 diversi domini.

Il loro scopo è proprio quello di trasmettere un segnale di qualità sia agli utenti, che ai crawler dei motori di ricerca, ovviamente.

Infatti, così facendo vai ad ottimizzare l’autorevolezza e la rilevanza dei contenuti, dal momento che questi risultano supportati da solide fonti.

Non a caso, è pratica comune linkare a siti come Wikipedia (vedi immagine qui sopra), piuttosto che Treccani, ANSA e via dicendo.

Insomma, portali di un certo spessore, universalmente riconosciuti proprio per la loro competenza in quel dato settore.

Infine, tieni presente che ai link esterni puoi assegnare determinati attributi, quali:

  • noopener: va assegnato a quei link che si aprono in nuove finestre del browser. Lo scopo è quello di impedire agli hacker di trarre vantaggio da alcune vulnerabilità presenti a livello di sicurezza, riuscendo, quindi ed entrare in possesso dei dati di ignari utenti.
  • nofollow: serve per indicare ai motori che quel dato link non deve essere seguito. Così facendo, tali link non avranno alcuna influenza sui Ranking dei motori stessi.
  • noreferrer: è impiegato per occultare le sorgenti del traffico.Difatti, il referral è semplicemente un link contenuto all’interno di una pagina di un sito “X” che punta verso un altro sito “Y”.

5.1 “Best Practice” per Link Esterni

  • Ovviamente, i siti verso cui desideri linkare devono essere realmente autorevoli ed affidabili. Se hai qualche dubbio, meglio non inserire il link esterno o, in alternativa, cambiare sito di destinazione.
  • Fai in modo che gli “anchor text” siano rilevanti e pertinenti, ovvero che descrivano un minimo la pagina che si aprirà.
  • Sebbene non sia una “regola perentoria”, è consigliatissimo far si che i link esterni si aprano in una nuova scheda.
  • Verifica periodicamente la “bontà” dei link esterni. Alcuni potrebbero essere scaduti, ad altri potrebbero essere stati cambiati i contenuti e via dicendo.
  • Infine, evita di inserire link esterni verso i siti dei tuoi competitor. Il motivo è piuttosto chiaro, quindi non serve aggiungere altro.

6. Immagini con Alt Text

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Continuiamo a parlare di SEO On-Page per il tuo sito web prendendo in esame tutto ciò che concerne le immagini e il così detto “Alt Text”.

Perché anche questi elementi sono così importanti? Beh, perché, a volte, una solo foto può “dire” più di 1000 parole.

Pensa anche a questa nostra guida che stai leggendo.

Sicuramente, con delle immagini esplicative sei riuscito ad assimilare meglio le nozioni, vero?

Ma c’è di più. Quando carichi una qualsiasi immagine sul tuo sito, puoi assegnare a questa l’Alt Text o “Testo alternativo”.

Si tratta di una stringa testuale di codice HTML che server descrive un’immagine inserita, per l’appunto, in una qualsiasi pagina web.

Da un lato, l’Alt Tex serve ad assicurare la massima accessibilità possibile (pensa ai software per persone non vedenti, ad esempio).

Dall’altro, invece, porta ad ottimi vantaggi riguardanti la SEO.

Infatti, consente agli “User Agent” che non possono “vedere” le immagini di “capire” l’argomento del contenuto.

6.1 “Best Practice” per Immagini con Alt Text

  • Per quanto riguarda le immagini, assicurati che siano in ottima risoluzione e che contribuiscano ad aumentare il valore dello scritto.
  • Prima di caricarle sul sito, rinominale con le parole chiave pertinenti, usando il “-” al posto degli spazi (proprio come vedi nell’immagine qui sopra).
  • Utilizza degli appositi “plug-in” per impedire che il sito si “rallenti” a causa delle numerose immagini caricate.
  • Invece, per quanto riguarda l’Alt Text, anche questo deve contenere le parole chiave.
  • Evita di scrivere Alt Text lunghi e che non corrispondono al reale contenuto dell’immagine.
  • In molti casi, nome del file immagine, titolo dell’immagine e Alt Text possono coincidere.

7. URL (e Slug)

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Ci avviciniamo alla chiusura della macro-sezione dedicata alla SEO On-Page del tuo sito esaminando l’URL e il relativo “Slug”.

Il primo, naturalmente, è un acronimo che sta per “Uniform Resource Locator, ossia una stringa alfanumerica che identifica una risorsa Internet in modo univoco.

In parole povere, è l’intero indirizzo che leggi nella barra del browser.

L’ultima parte, invece, è il così detto “Slug”, ossia l’indirizzo di quella precisa pagina, proprio come illustrato nell’immagine qui sopra.

Giusto per comprendere meglio: URL = dominio + estensione del dominio + Slug.

Quindi, ricapitolando il tutto e rapportandolo all’esempio dell’azienda, gli URL altro non sono che gli indirizzi di ciascun “locale”, “vano”, “mensola” ecc.

Di conseguenza, per ottenere un migliore posizionamento si devono inserire le giuste parole chiave anche in questi elementi.

7.1 “Best Practice” per URL (e Slug)

  • Fai in modo che lo Slug di ogni pagina sia pertinente con il contenuto. Ad esempio, se il tuo sito è in italiano, “tuosito.com/contatti” è decisamente meglio di “tuosito.com/contactc”.
  • Per quanto riguarda pagine prodotti e articoli, invece, lo Slug deve contenere le parole chiave, oltre che essere breve e conciso.
  • Assicurati che gli URL non siano troppo lunghi. Quindi, nel caso tu abbia diversi livelli gerarchici di categorie, valuta se inserire tutto il percorso, o meno (oppure solo una parte).
  • Ogni Slug deve essere unico e non devono esserci “copie” all’interno del sito.
  • Al posto degli spazi bisogna digitare i “-”.

8. Meta Descrizione

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Infine, chiudiamo il capitolo SEO On-Page del tuo sito web con la Meta Descrizione.

In pratica, è quel breve testo visibile nei risultati di ricerca Google e che sta subito al di sotto del Titolo SEO di cui abbiamo già parlato.

Molto similarmente a quest’ultimo, anche la Meta Descrizione è un attributo HTML.

La sua funzione è quella di descrivere sommariamente e molto sinteticamente il contenuto di una determinata pagina.

Difatti, i crawler potrebbe sfruttare la meta descrizione proprio per sapere qualcosa in più in merito a quella determinata pagina e fare in modo che compaia nei risultati di ricerca più rilevanti.

Infine, chiaramente, questo attributo HTML è molto importante anche per il lettore, dal momento che, grazie ad esso, può valutare meglio se quel dato contenuto possa fare o meno al caso suo.

8.1 “Best Practice” per Meta Descrizione

  • Generalmente, la lunghezza consigliata per la Meta Descrizione è di 155 caratteri circa. Infatti, sono quelli che “ci stanno” nei risultati di ricerca. Tuttavia, Google ha esteso il limite fino a 320 caratteri.
  • Moltissimi editor creano una Meta Descrizione in automatico, “riportando” la prima frase dell’articolo. Noi consigliamo sempre di riscriverla, in modo da “far capire” a Google che ti stai “dando da fare”.
  • Per una buona ottimizzazione, scrivi una Meta Descrizione accattivante e che riesca ad invogliare l’utente alla lettura.
  • Inoltre, tieni sempre a mente che Big G “ragiona” secondo semantica, di conseguenza la “Meta Description” deve essere strettamente pertinente al topic del contenuto.

Come sviluppare la SEO Off-Page

Chiusa la sezione riguardante la SEO On-Page del tuo sito web, adesso è la volta della sua “cugina” SEO Off-Page.

Essenzialmente, questa si sviluppa su 2 variabili:

  1. Link Earning
  2. Link Building

Prima di scendere nei dettagli, la così detta “SEO Off-Page” (talvolta detta anche “SEO Off-Site”) raggruppa tutta quella serie di tecniche di ottimizzazione che si possono adottare al di fuori del sito.

Giusto per fare un esempio molto banale, considera la SEO On-Page come l’attività di allestimento del tuo negozio.

Serve a renderlo bello, attraente ed invitante.

La SEO Off-Page, invece, può essere un’attività di volantinaggio finalizzata a promuovere il tuo negozio che, per l’appunto, viene svolta al di fuori.

Tornando a noi, i fattori esterni che possono davvero dare una “scossa” (positiva, intendiamoci) al tuo sito sono i proprio i link o, per essere più precisi, quelli che in gergo si chiamano “backlink”.

La questione è davvero semplice da comprendere: più gli altri ti linkano, più i motori di ricerca ti spingono in alto.

A tal proposito, per ottenere questi backlink bisogna aspettare passivamente che “cadano” dal cielo, oppure esistono dei modi per velocizzare la loro acquisizione?

Tira pure un sospiro di sollievo perché questi metodi esistono e te ne parliamo dettagliatamente nelle sotto-sezioni a seguire.

1. Link Earning

Entriamo nel vivo della SEO Off-Page del tuo sito con il “Link Earning”.

Letteralmente, significa “guadagno dei link” e, in soldoni, consiste nell’acquisizione naturale e “fisiologica” dei backlink.

Insomma, se hai pubblicato sul tuo sito materiale di alto valore e non presente in rete, è solo questione di tempo prima che qualcuno ti linki.

In altre parole, la “chiave di volta” sta nella produzione di contenuti qualitativamente superiori a quelli realizzati dalla tua concorrenza.

Giusto per essere chiari, l’attività di Link Earning è sì in grado portare ad ottimi risultati in termini di posizionamento.

Tuttavia, tieni presente che i risultati non arrivano a breve, proprio perché si tratta di un processo che richiede tempo, oltre che impegno.

1.1 Come fare Link Earning

Il modo più efficace di fare Link Earning è quello di pubblicare con costanza determinati contenuti, che possono essere:

  • Articoli
  • Guide Complete
  • E-Book
  • Sondaggi
  • Video e Webinar
  • Infografiche

Come già ribadito poco fa, tutto ciò che produrrai dovrà essere di reale valore, superiore a quello delle pubblicazioni dei concorrenti.

In caso contrario, sarebbe solo tempo e fatica sprecata.

ProContro
✔️ Possibilità di essere penalizzati dagli algoritmi è praticamente pari a zero❌ Per vedere i risultati ci vuole tempo
✔️ La rete di backlink sarà più solida e duratura nel tempo❌ La creazione di contenuti di alto valore può essere dispendiosa
✔️ Pubblicare contenuti di alto valore significa anche aumentare le vendite o i leads❌ Impossibilità di prevedere quanti backlink si possono ottenere

2. Link Building

Continuiamo a parlare di SEO Off-Page per il tuo sito web dando uno sguardo alla Link Building, attività “sorella” della Link Earning.

Se questa, infatti, prevede l’acquisizione di backlink in modo naturale e spontaneo, la Link Building è da considerarsi un processo “artificiale”.

In pratica, grazie alla Link Building puoi ottenere backlink:

  • mettendoti d’accordo con i proprietari di altri siti Web.
  • Comprandoli.

A questo punto, i vantaggi di tale attività risultano piuttosto chiari.

In altri termini, permette di acquisire la stessa autorevolezza del Link Earning, ma in tempi decisamente minori.

Chiaramente, il tutto deve essere condotto con un certo criterio perché, se Google ti beccasse a comprare link, verresti fortemente penalizzato.

Oltre alla qualità degli stessi, infatti, anche quanti backlink comprare e con che frequenza sono dei fattori che giocano un ruolo di primo piano.

2.1 Le fasi del Link Building

Essenzialmente, l’attività di Link Building si compone di 4 fasi:

  1. Analisi: serve per stabilire le tipologie di link necessarie per raggiungere gli obiettivi prestabiliti. Inoltre, la fase di analisi serve anche per determinare l’autorevolezza e la pertinenza dei siti che linkeranno al tuo.
  2. Ricerca: in questa seconda fase dovrai proprio ricercare quei siti con le caratteristiche stabilite in fase di analisi. Puoi cercarli sul Web, ma anche su gruppi Facebook dedicati.
  3. Analisi: hai trovato dei siti con determinate caratteristiche e che potrebbero linkare al tuo? Prima di fare il “grande passo”, però, devi analizzare la loro bontà. A tal proposito, siti come MajesticSEO, piuttosto che SEOZoom o SEMRush ti possono essere, senz’altro, d’aiuto.
  4. Negoziazione: infine, se l’attività di analisi ha dato esito positivo, inizia a contattare i proprietari dei siti in questione proponendo loro di linkare al tuo sito.

Bene, hai finalmente trovato i backlink che cercavi?

Per completezza, allora, nella nostra guida in cui parliamo di quanto ci vuole prima che i backlink facciano effetto troverai i riferimenti alle tempistiche.

ProContro
✔️ I risultati sono visibili anche già dopo poco tempo❌ Non tutti i Backlink acquistati in fase di Link Building sono di qualità
✔️ Consentono di ottenere un buon posizionamento nei risultati Google più rapidamente❌ Possibilità di essere penalizzati da Google (quando si fa Link Building senza competenze)
✔️ Aumento dell’autorevolezza del proprio sito❌ Investimento economico che comunque va un minimo ponderato.

2.2 Dove e come comprare Backlink senza rischiare

Fare Link Building seguendo la scaletta del paragrafo precedente richiede comunque un minimo investimento in termini di tempo ed energia.

A tal proposito, puoi renderti le cose più facili proprio comprando i Backlink che ti servono.

È vero, sarebbe una pratica non ammessa da Google ma, se sai come farla, Big G non si accorgerà di nulla e tu raggiungerai la visibilità tanto agognata.

In pratica, ti devi rivolgere alle migliori aziende del settore, proprio come noi di Backlink-Boss.

Difatti, ci occupiamo di:

  • Inserire i Backlink all’interno di articoli rilevanti, italiani e unici.
  • Pubblicarli su blog e piattaforme premium.
  • Rafforzarli grazie ai link di seconda fascia e indicizzati

Tutto ciò che devi fare è fornirci l’URL del tuo sito e le tue informazioni di contatto. A tutto il resto ci pensiamo noi.

SEO per il tuo Sito Web: 4 ulteriori consigli finali

  1. Scegli parole chiave a bassa competitività. Non riuscirai mai a posizionarti per “i migliori auricolari wireless”. Avrai, letteralmente, zero possibilità. Piuttosto, cerca di posizionarti per “migliori auricolari wireless per iPhone” o qualcosa di simile.
  2. La KW “denaro” è ottima, ma puoi tranquillamente ottenere la maggior parte delle entrate attraverso semplici contenuti informativi. I “come si fa”, i “si può” e altre domande sono una parte cruciale e possono essere più di semplici pagine di supporto, dato che si possono monetizzare con annunci display!
  3. Il contenuto delle pagine “economiche” e di quelle di alto valore deve essere effettivamente buono! Fai in modo di raggiungere un tempo medio di permanenza sulla pagina di almeno 7 minuti. Questo significa che le persone hanno effettivamente letto il contenuto e Google lo verrà a sapere.
  4. Sii sempre il più specifico possibile, dal momento che l’unico modo per vincere è proprio quello di concentrarsi su un’unica area. Insomma, devi diventare un vero esperto del tuo settore, per cui non avrebbe proprio senso andare “fuori tema”.

SEO per il tuo Sito Web: come funziona Google?

Purtroppo, ad eccezione dei suoi dipendenti, nessuno sa esattamente come funziona Google.

Infatti, se qualcuno di esterno fosse in possesso di tali informazioni sarebbe infinitamente più semplice fare la SEO sul tuo sito web.

Possiamo, però, farci un’idea in merito, la più concreta possibile, a cominciare dal suo funzionamento.

Questo, può essere schematizzato in 3 fasi:

  1. Scansione: detta anche “crawling”, in questa fase Google “sguinzaglia” i crawler in giro per la rete, alla ricerca di nuovi contenuti appena pubblicati.
  2. Indicizzazione: terminata la scansione, i crawler di Google provvedono ad “archiviare” tutto il materiale raccolto in appositi “datacenter”.
  3. Posizionamento (ranking): infine, i dati raccolti vengono, poi, mostrati all’utente, a seguito di una sua ricerca. Chiaramente, l’ordine in cui appaiono è determinato proprio dai fattori di posizionamento su cui si può intervenire applicando, per l’appunto, le diverse tecniche SEO.

Penalizzazioni

Come già accennato più volte, se Google “scopre” che stai cercando di “fregarlo”, sarà lui a silurarti per primo.

A tal proposito, esistono 2 tipi di penalizzazioni:

  1. Algoritmiche: vengono date, per l’appunto, in modo automatico dagli stessi algoritmi. In questo caso, non potrai conoscere il motivo che ha portato alla tua penalizzazione.
  2. Manuali: queste ultime, invece, ti vengono notificate tramite la Search Console di Google. Una volta all’interno, infatti, potrai leggere il messaggio che spiega il motivo della penalizzazione appena subita.

Per fortuna, però, a differenza di un tempo, oggigiorno Big G non penalizza più l’intero sito, ma solo le pagine “incriminate”.

Tuttavia, il nostro consiglio è quello di intervenire sempre, il prima possibile.

Certo, la cosa migliore sarebbe quella di non farsi penalizzare.

Strategia SEO per il tuo Sito Web: riassunto conclusivo

  • L’acronimo “SEO” sta per “Search Engine Optimization”, ovvero “Ottimizzazione per i Motori di Ricerca”.
  • Molto semplicemente, con il termine “SEO” ci si riferisce a tutta una serie di tecniche da adottare per migliorare il posizionamento del proprio sito nei risultati dei motori di ricerca.
  • In via preliminare, esistono 2 tipi di approccio o, più in generale, 2 “scuole di pensiero”: Black Hat SEO e White Hat SEO.
  • Per impostare la SEO del tuo sito devi iniziare dalla ricerca delle parole chiave e dall’ideazione del Piano Editoriale.
  • Dopodiché, dovrai dedicarti alla SEO On-Site, i cui principali aspetti sono dominio, hosting, architettura e autorevolezza.
  • Successivamente, è il turno della SEO On-Page, intervenendo su elementi quali: titolo, Header 1 (H1). Header 2 a seguire, link interni, link esterni, immagini con Alt Text, URL (e Slug) e Meta Descrizione.
  • Infine, resta da affrontare la SEO Off-Page, ovvero le attività di Link Earning e Link Building.
  • A proposito di quest’ultima, l’unico modo per comprare Backlink italiani a colpo sicuro è quello di rivolgersi a noi di Backlink-Boss, in assoluto il sito più affidabile.

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