In questa nostra nuova guida troverai la Checklist SEO Tecnica di quegli errori o, comunque, criticità su cui è bene intervenire tempestivamente.

Nonostante siano quelli poco noto ai non “addetti ai lavori”, in realtà giocano un ruolo di primo piano nel posizionamento del proprio Sito Web.

Come al solito, gli argomenti sono tanti e belli “corposi”, quindi non perdiamoci in chiacchiere e iniziamo subito.

Premesse iniziali di questa Cheklist SEO Tecnica sugli errori da correggere

  • La “SEO”, acronimo di “Search Engine Optimization”, è l’insieme di tecniche finalizzate ad ottenere il miglior posizionamento possibile che, a sua volta, comprende diverse “rami”.
  • I più importanti sono la SEO On-Site (ottimizzazione del sito nel suo complesso), la SEO On-Page (ottimizzazione di ciascuna singola pagina) e la SEO Off-Site (tecniche da applicare in contesti diversi dal proprio sito).
  • Nonostante ciò, rimangono comunque degli aspetti che risultano difficili da catalogare, proprio in virtù delle loro peculiarità.
  • Di conseguenza, abbiamo realizzato questa Checklist SEO Tecnica in cui, per l’appunto, troverai l’elenco di quei particolari fattori che puoi ulteriormente ottimizzare.
  • Detto ciò, nel corso di questa guida faremo diversi esempi utilizzando WordPress come CMS (Content Manage System), in assoluto il più pratico e versatile.
  • Inoltre, tratteremo anche diversi aspetti riguardanti la Google Search Console. Quindi, nel caso non l’avessi ancora fatto, attiva subito gratuitamente il tuo account.

Terminate le consuete premesse, ecco 8 possibili criticità SEO riguardanti il tuo Sito Web.

Checklist SEO Tecnica: 8 criticità da correggere immediatamente

Le 8 criticità in ambito SEO da correggere il prima possibile sono:

  1. Indicizzazione – Errori di Crawl
  2. UX – User Experience
  3. URL e Permalink
  4. Link “rotti” – Broken Link
  5. Architettura del Sito
  6. Contenuti Duplicati
  7. Immagini
  8. File “robots.txt”

Quella che vedi qui sopra è proprio la Checklist SEO tecnica da verificare periodicamente.

Insomma, considerala pure come fosse la revisione del tuo veicolo.

Per quanto efficiente possa essere, una controllatina ogni tanto non guasta mai.

Anzi, è d’obbligo per evitare possibili danni, più o meno gravi

1. Indicizzazione – Errori di Crawl

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Apriamo la nostra Checklist SEO tecnica parlando dell’indicizzazione e, nello specifico, degli errori di crawl.

Prima di proseguire, però, è opportuno fare un’importante precisazione.

Sebbene molte persone utilizzino i 2 termini come fossero sinonimi, in realtà posizionamento e indicizzazione esprimono 2 concetti del tutto diversi da loro.

Per quanto riguarda il primo termine, esso, per l’appunto, è riferito alla posizione in cui si trova un dato sito all’interno della SERP del motore di ricerca.

Il secondo, invece, fa riferimento a quella fase in cui il motore di ricerca stesso raccoglie e archivia i dati all’intero del suo database.

1.1 Principali errori di Crawl

I principali errori che possono riguardare l’attività di crawl, troviamo:

  1. Site Map
  2. Errore 404
  3. Usabilità da device mobili

Nel caso non lo sapessi, questi ultimi vengono segnalati al proprietario del sito tramite la Google Search Console.

All’atto pratico, quest’ultima è un’interfaccia che, per l’appunto, da modo al web master di tenere sotto controllo moltissimi aspetti concernenti l’indicizzazione e la SEO del sito stesso.

Pur non essendoci alcun “obbligo” in merito al suo utilizzo, in realtà è usata da tutti i web master al mondo.

Infatti, oltre ad essere del tutto gratuita, Google Search Console è anche davvero pratica.

Grazie ad essa, dunque, non sei tu a dover cercare gli errori, dato che ti verranno notificati all’istante e in modo del tutto automatico.

Pertanto, qualora se ne dovesse verificare qualcuno, ecco che puoi correggerlo alla svelta, senza perdere tempo prezioso.

Detto ciò, vediamo subito nel dettaglio gli errori più comuni e come risolverli.

1.1.1 Site Map

La così detta “Site Map” altro non è che la “Mappa del Sito”, ovvero un file, solitamente con formato “.xml”.

Come si può facilmente intuire, si tratta dell’elenco contenete tutte le pagine di un determinato Sito Web.

In parole povere, la Site Map è il tuo “lasciapassare” per la SERP di Google, visto che l’indicizzazione inizia proprio da qui.

Pensa, uno dei problemi più comuni riguardanti tale fase da parte dei meno esperti è proprio questo, ovvero la mancata realizzazione e invio della Site Map a Google.

1.1.2 Come creare la Site Map

Il modo migliore e più pratico per creare la Site Map consiste nel sfruttare l’apposita funzionalità messa a disposizione dal CMS, ovvero “Content Manage System”.

Per il mini-tutorial che segue abbiamo usato WordPress:

  1. Esegui il login ed entra nella tua dashboard Wordpress.
  2. Vai alla sezione “Plugin” e, poi ancora, clicca su “Aggiungi Nuovo”.
  3. Ora, cerca “Google XML”, procedi con la sua installazione e rendilo attivo.

A questo punto, il plugin provvederà a crearla in automatico, includendo – di volta in volta – tutti i nuovi post.

1.1.3 Come inviare la Site Map a Google
  1. Prima di tutto, “recupera” la Site Map digitando nel browser l’URL del sito, seguito da “/sitemap.xml”. Ad esempio, nel nostro caso, è: “https://www.backlink-boss.it/sitemap.xml”.
  2. Adesso, recati sulla Google Search Console.
  3. Una volta dentro, cerca proprio la voce “Sitemaps” che trovi sul menù di sinistra, nella sezione denominata “Index”.
  4. Quindi, clicca “Sitemaps” e procedi facendo copia-incolla della tua “mappa del sito” che hai recuperato poco fa.
  5. Infine, concludi l’operazione facendo click su “Invia”.

Sebbene possa sembrare scontato, in realtà l’indicizzazione inizia proprio dalla creazione e dal successivo inoltro della Site Map stessa.

Di conseguenza, nel caso dovessi ancora farlo, non perdere tempo e crea subito quella per il tuo sito.

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1.2.1 Errore 404

Tra tutti gli errori possibili e immaginabili, questo è, senz’altro, uno dei più ricorrenti.

Si verifica ogni qualvolta il crawler tenta di accedere ad una data pagina web che non esiste.

Difatti, in gergo è noto con l’appellativo “Page not found”.

Ad ogni modo, esclusi eventuali errori di battitura da parte dell’utente, il 404 si verifica, principalmente, a seguito di modifiche o cancellazioni di determinati URL.

In parole povere, continua a “circolare” nelle SERP dei motori di ricerca, nonostante non si possa più visualizzare.

1.2.2 Come risolvere l’Errore 404

Essenzialmente, è possibile risolvere l’Errore 404 in 3 modi:

  • Redirect permanente 301: si opta per questa soluzione ogni qualvolta la pagina in questione esista ancora, ma sia stata “spostata” o abbia subito una modifica al suo URL. Chiaramente, tale reindirizzo è utile tanto i crawler dei motori, che agli stessi utenti/visitatori.
  • Redirect permanente 401: al contrario, si preferisce tale reindirizzo quando la pagina in questione è stata definitivamente eliminata. Insomma, così facendo, Google e gli altri motori ci mettono “una pietra sopra”.
  • Personalizzare la pagina dell’Errore 404: infine, c’è anche chi decide di sfruttare questa situazione a proprio vantaggio, creando, per l’appunto una pagina personalizzata. Ad esempio, può essere sfruttata per spiegare all’utente i motivi dell’errore, piuttosto che rassicurarlo in merito ad un celere ripristino o, in alternativa, consigliarli di visitare altre pagine specifiche.
1.3.1 Usabilità device mobili

Infine, tra gli errori riguardanti l’indicizzazione c’è anche la scarsa – o del tutto assente – usabilità per dispositivi mobili.

Scendendo ulteriormente nel dettaglio, i fattori che determinano tale tipologia di errore sono 5:

  • Impostazione scorretta della “Viewport” (area del display che mostra i contenuti);
  • Uso di Plugin incompatibili;
  • Carattere del testo troppo piccolo per essere letto;
  • Impossibilità di selezionare gli elementi perché troppo vicini tra loro;
  • Dimensioni dei contenuti che eccedono la grandezza dello schermo;

Ovviamente, non è detto che il problema legato all’usabilità dei device mobili dipenda da tutti questi 5 fattori.

Di conseguenza, bisogna sempre procedere analizzando caso per caso.

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1.3.2 Come risolvere i problemi di Usabilità sui device mobili

Nell’ipotesi in cui venissero riscontrati problemi di usabilità sui device mobili, ecco che ti si aprirebbero 2 strade per risolverli:

  • Serviti dei Plugin migliori: a volte, ottimizzare il proprio sito per i device mobili è più semplice a farsi che a dirsi. Infatti, esistono tutta una serie di Plugin che sono in grado di svolgere tale attività in modo del tutto automatico. A tal proposito, i migliori sono:
    • JetPack
    • AMP
    • WP Touch
  • Sfrutta la Google Search Console: se l’installazione di uno dei Plugin di cui sopra non porta ad alcun ché, allora significa che ci sono degli “errori strutturali” (di “progettazione”, dunque) da correggere in modo mirato. Per far ciò, puoi tranquillamente servirti della Google Search Console che ti indica ogni URL interessato da tale fenomeno. Tutto ciò che devi fare è:
    • entrare al suo interno e cliccare su “Mobile usability” che trovi sul menù di sinistra.
    • Successivamente, clicca su ogni “Usability error” per vedere cosa c’è da sistemare, pagina per pagina.

2. UX – User Experience

I principali elementi che influiscono sulla User Experience di un Sito Web sono:

  1. Velocità del Sito
  2. Design
  3. Compatibilità ( browser)

Prima di vederli nel dettaglio, però, è essenziale capire bene cosa sia la così detta “User Experience”, abbreviata con la sigla “UX”.

In linea generale, la “Esperienza Utente” è l’interazione tra una persona umana e un determinato strumento.

Non a caso, viene definita dall’ISO 9241-210 come le “percezioni e le reazioni di un utente che derivano dall’uso o dall’aspettativa d’uso di un prodotto, sistema o servizio.

Rapportata ai Siti Web, invece, indica quanto “gradevole” sia navigare al loro interno, molto semplicemente.

Quindi, ecco perché è diventata un ennesimo fattore di ranking in ambito SEO.

Insomma, il tuo Sito Web può anche essere quello che ha i contenuti più utili e interessanti della rete.

Peccato, però, che se questi sono difficilmente accessibili, saranno davvero tanti gli utenti che lo abbandoneranno in cerca di altre fonti.

Fatte queste opportune precisazioni in merito, vediamo nel dettaglio il ruolo dei 4 elementi sopracitati nella User Experience del tuo Sito Web.

2.1 Velocità del Sito

Anche in questo caso, nonostante possa sembrare un concetto banale, i siti lenti sono quelli più penalizzati, proprio perché non piacciono a nessuno.

In altre parole, non c’è cosa più frustrante del ritrovarsi una determinata pagina “impallata”, magari mentre si sta facendo qualcosa di importante (e non bighellonando).

Di conseguenza, la velocità del Sito Web è proprio uno dei primi parametri presi in considerazione dai crawler dei motori di ricerca.

Se ci mettono tanto loro, significa che ci metteranno altrettanto gli utenti, se non di più.

Quindi, a seguire, ecco alcuni consigli per incrementare la velocità del tuo Sito Web e che puoi mettere in pratica sin da subito.

2.1.1 Scegli un Hosting veloce

Certo, sarebbe più pratico farlo partendo “da zero”, tuttavia, nel caso avessi il sito già avviato, nessuno ti vieterebbe di cambiare Hosting.

In pratica, stiamo parlando dello “spazio virtuale” su cui vengono “fisicamente” archiviati tutti gli elementi che compongono il Sito Web stesso.

Quindi, parliamo tanto di software, quanto di hardware.

In altri termini, è ovvio che le prestazioni di un sito saranno influenzate proprio da quelle della “macchina” che costituisce l’Hosting stesso.

Non solo, anche la posizione geografica gioco un ruolo fondamentale.

Ad esempio, se il tuo target di visitatori è localizzato qui in Italia (o, al massimo, nell’Europa Continentale), sarebbe estremamente controproducente scegliere un Hosting il cui rispettivo server è ubicato negli Stati Uniti, tanto per dire.

A tal proposito, tra i migliori servizi destinati al nostro Paese (e non solo) troviamo:

  • KaliWeb
  • Vhosting
  • TopHost

Questi, chiaramente, sono solo alcuni.

Nella nostra guida dedicata proprio ai migliori Hosting italiani veloci ma economici, troverai tutti i dettagli e i nostri consigli per scegliere quello più adatto a te.

2.2 Design

Proseguiamo con la disamina degli elementi che influiscono sulla User Experience del tuo Sito Web parlando del Design.

Si tratta di un concetto piuttosto vasto, pertanto limitiamoci a considerarlo come la fase di progettazione e successivo sviluppo del sito stesso.

Quindi, in poche parole, questo non deve solo essere “bello da vedere” e accattivante, ma anche pratico da navigare, garantendo agli utenti il massimo comfort possibile.

A tal proposito, chi “parte da zero” e non ha alcuna esperienza in merito può comunque, fare affidamento sui temi WordPress.

Molto semplicemente, questi ultimi sono l’insieme dei codici di programmazione, template, colori, layout e via dicendo, che vanno a costituire la grafica del sito.

Tra i loro grandi vantaggi c’è il fatto che sono stati studiati e realizzati da esperti e, quindi, già caratterizzati di ottimi design.

A noi, dunque, sarà sufficiente scrivere i testi, rimpiazzare le immagini di default, inserire i link ecc. senza necessità di modificare o cambiare chissà cosa.

Al massimo, variare qualche colore, piuttosto che aggiungere o togliere determinati blocchi.

Fatto ciò, puoi – in ogni caso – andare “più a fondo” ed effettuare ulteriori miglioramenti.

2.2.1 Come migliorare il Design del tuo Sito Web

Per migliorare il Design del tuo Sito Web senza, per forza di cose, essere un esperto in materia, puoi intervenire sui seguenti punti:

  • Dimensioni e Font dei caratteri: in linea di massima, le dimensioni più utilizzate vanno dai 14-15 pt, fino oltre ai 25 pt (è una speciale unità di misura utilizzata proprio nel web desing). Naturalmente, sono i titoli ad essere più grandi, rispetto ai testi veri e propri. Invece, per quanto riguarda i Font, quelli che vanno per la maggiore sono: Times New Roman, Helvetica e Impact.
  • Menù: fai in modo che sia presente e ben visibile in ciascuna pagina del sito e non solo sulla home-page. Per “non sbagliare” (ognuno è libero di fare come crede) mettilo sia come “Header”, che come “Footer”.
  • Grafica: i vari menù a tendina, banner, pop-up e quant’altro possono essere degli ottimi strumenti. Tuttavia, consigliamo di non esagerare. Infatti, quando sono troppo invasivi fanno solo “imbestialire” gli utenti.
  • Colori: infine, preferisci sempre colori e abbinamenti che non siano il classico “pugno nell’occhio”. Evita, dunque, quelli troppo sgargianti, così come accostamenti poco efficaci e che rendono difficile la lettura di eventuali testi.

2.3 Compatibilità ( browser)

Sempre in relazione alla User Experience del tuo Sito Web, tieni presente che oggigiorno ci sono tanti browser diversi.

Ovviamente, alcuni possono differire in termini di meccanismo di funzionamento.

Senza farla troppo complicata, alcuni potrebbero fare più “fatica” a visualizzare correttamente gli elementi del sito.

In tal caso, quindi, puoi intervenire a livello di CSS (Cascading Style Sheet), ossia il codice di programmazione impiegato per la formattazione dei contenuti, sia grafici, che testuali.

Di conseguenza, puoi effettuare una sorta di “reset” sfruttando proprio uno speciale codice CSS elaborato dal programmatore Eric Meyer.

In pratica, ti basta copiarlo e incollarlo all’interno del file “style.css” che trovi nella dashboard WordPress cliccando “Aspetto” (presente nel menù a sinistra) e poi “Editor del tema”.

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3. URL e Permalink

Gli URL e i Permalink sono quegli elementi che rientrano nella così detta SEO On-Page, ovvero quell’insieme di tecniche aventi lo scopo di ottimizzare ogni singola pagina.

Tuttavia, possono benissimo rientrare anche nelle SEO On-Site, ovvero le tecniche finalizzate ad ottimizzare il sito nel suo complesso.

Molto semplicemente, si tratta dell’indirizzo di ciascuna pagina che compone il sito.

Dal momento che ne abbiamo già parlato in modo approfondito all’interno della nostra guida dedicata proprio SEO On-Page, qui ti daremo solo alcuni consigli di carattere generale.

Prima di tutto, evita che i Permalink contengano parametri, piuttosto che directory o altri elementi particolare.

Inoltre, fai in modo che siano il più corti possibile, visto che vengono visualizzati nella SERP dei motori di ricerca.

Infine, puoi sempre agire sulle impostazioni di carattere generale direttamente dalla dashboard WordPress.

Ti basta cliccare “Impostazioni” sul menù di sinistra e, poi ancora, proprio su “Permalink”.

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4. Link “rotti” – Broken Link

Proseguiamo la nostra Cheklist SEO Tecnica trattando tutto ciò che riguarda i così detti “Broken Link” o, in italiano, “Link Rotti” o “Ciechi”.

Ovviamente, tale fenomeno può riguardare indifferentemente:

  • Link Interni: sono quelli che rimandano ad altre pagine e/o risorse dello stesso sito, ovvero con il medesimo dominio. In questi casi, puoi utilizzare i Redirect 301, piuttosto che 401, proprio come abbiamo già precedentemente spiegato nella sezione dedicata all’Indicizzazione e agli errori di Crawl.
  • Link Esterni: chiamati anche “Backlink in Uscita”, sono quelli che, come puoi intuire, rimandano a siti esterni, ossia con dominio differente. Si verificano quando scade un dominio, oppure quando il web master modifica o elimina quella data pagina.

Chiariti gli aspetti di carattere generale, bisogna tenere bene a mente che è essenziale correggere i Broken Link, al fine di dare “continuità” ai Crawler.

Immagina il tuo sito come la rete stradale della tua città e questi ultimi come fossi te, in macchina.

Di sicuro, guidare in una città piena di divieti e vicoli ciechi risulterebbe estremamente scomodo.

Inoltre, ci metteresti davvero tanto a girarla tutta, rispetto ad un’altra città con le strade ben organizzate.

Lo stesso ragionamento vale anche per l’attività di Crawl: più faciliti il lavoro ai bot, migliore sarà anche il posizionamento del tuo sito.

4.1 Come individuare i Broken Link

I migliori strumenti per trovare i Broken Link del tuo Sito Web sono:

Capisci bene che se hai un sito avviato da pochi giorni, ci metti davvero poco a trovare eventuali Broken Link controllando “a mano”.

Ben altra storia, invece, sarebbe controllare centinaia – se non migliaia – di link inseriti nel corso degli anni.

In questi casi, dunque, puoi affidarti a degli appositi tool che, in pochi istanti, effettuano tale ricerca al posto tuo.

Sebbene ognuno di essi abbia le sue peculiarità, in realtà il meccanismo di funzionamento rimane il medesimo.

Infatti, tutto ciò che devi fare è copiare e incollare l’URL interessato nell’apposita barra di ricerca del tool che hai scelto e premere “Invio”.

Detto ciò, puoi utilizzare gratuitamente tutti quelli che ti abbiamo consigliato, nonostante presentino comunque delle limitazioni che puoi sbloccare effettuando l’upgrade.

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4.2 Come correggere i Broken Link (esterni)

I tool che ti abbiamo proposto nel sotto-paragrafo precedente individuano indistintamente Broken Link interni ed esterni.

Premesso che dei primi abbiamo già parlato (vedi il primo paragrafo di questa stessa guida), concentriamoci sui secondi.

Come già brevemente anticipato, si riscontrano tutte quelle volte in cui scade un dominio (“va giù” tutto il sito), oppure quando l’amministratore effettua delle modifiche agli URL, piuttosto che delle eliminazioni.

Quindi, per correggere i Broken Link esterni puoi scegliere tra:

  • Eliminare definitivamente il link esterno: semplicemente, togli il link e lasci il testo normale.
  • Modificare il Link esterno: chiaramente, mantieni il link esterno cambiando, però, l’URL, ovvero rimandando ad una pagina accessibile e semanticamente pertinente con il testo in cui è inserita mediante Anchor Text. Volendo, però, puoi anche cambiare direttamente sito.
  • Effettuare un Redirect: infine, puoi indirizzare i tuoi utenti verso una risorsa accessibile effettuando un Redirect, in modo da mantenere il link esterno inserito. Tieni presente, però, che i Redirect fanno caricare la pagina più lentamente.

5. Architettura del Sito

Con l’espressione “Architettura del Sito” si intende, molto banalmente, la sua struttura, ovvero l’organizzazione gerarchica delle pagine.

Naturalmente, strutturare il sito in modo corretto rende la navigazione più facile sia ai Crawler, che agli utenti.

Ad ogni modo, abbiamo già parlato dell’Architettura del Sito nella nostra guida completa alla SEO del tuo Sito Web, di conseguenza qui la tratteremo solo per sommi capi.

Tra l’altro, è un aspetto che va (andrebbe) preso in considerazione in fase di realizzazione del sito e non dopo.

Questo, anche in virtù della Site Map da inviare a Google.

Cambiando pagine, URL e/o gerarchia, lo costringeresti ad effettuare una nuova attività di Crawl, rischiando che nella SERP rimangano ancora presenti eventuali Broken Link.

Certo, nell’ipotesi in cui ti rendessi conto di aver sbagliato qualcosa puoi sempre rimediare. Anzi, devi rimediare.

5.1 Best Practice per l’Architettura del Sito

  • Gli elementi fondamentali dell’architettura di un qualunque Sito Web sono:
    • Homepage
    • Categorie
    • Sotto-categorie
    • Articoli del Blog/Prodotti dello Store
  • Salvo particolari eccezioni, mantieni sempre l’organizzazione gerarchica proprio su 4 livelli, al massimo.
  • Una volta stabilità la corretta Architettura del Sito c’è una cosa importantissimo che devi fare. Quale? Non modificarla più!
  • Quindi, una volta realizzata la “struttura” definitiva (poco importa se “da zero” o seguito di “variazioni in corso d’opera”), ricorda di inviare la rispettiva Site Map aggiornata a Google tramite la Search Console di cui abbiamo già parlato.

6. Contenuti Duplicati

Continuiamo la nostra Checklist SEO Tecnica analizzando quanto correlato ai contenuti duplicati.

È vero, tecnicamente, “copiare” qualcosa già presente in un Sito Web diverso dal nostro equivale sì a creare un contenuto duplicato.

Questo, però, è un discorso che meriterebbe una guida a parte.

Al contrario, nella presente guida ci limiteremo a parlare dei contenuti duplicati interni al medesimo sito.

Le cause possono essere le più svariate.

Ad esempio, dei “banali” errori di battitura dei Permalink, piuttosto che conflitti derivati dal protocollo di rete.

6.1 Principali tipologie di Contenuti Duplicati Interni

Quello che vedi qui sotto è il tipico esempio di contenuti duplicati interni causati dalla scrittura errata dei Permalink:

  • https://www.tuositoweb.com/postA
  • https://www.tuositoweb.com/post-A

In pratica, sono 2 URL diversi che, però, conducono al medesimo contenuto.

Questo manda in “conflitto” i Crawler perché, banalmente, non sanno “quale scegliere”.

Un’altra causa potrebbe essere di tipo tecnico.

Mettiamo caso che il tuo sito sia fruibile indistintamente con protocollo “https://” e “www”.

Di conseguenza, avresti, per l’appunto, il “classico” dominio https://www.tuositoweb.com/.

Secondo tale ipotesi, il sito verrebbe raggiunto anche attraverso:

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Chiaramente, anche in questo caso ci sarebbe un conflitto a danno dei Crawler.

6.2 Come individuare e correggere i Contenuti Duplicati Interni

  • Lo strumento migliore per individuare i contenuti duplicati interni rimane sempre e comunque la Google Search Console, grazie alla sua funzionalità “Miglioramenti HTML”.
  • Ad ogni modo, una volta individuati, per correggerli puoi:
    • Cancellarli: è la soluzione più ovvia, anche se da valutare caso per caso. Potresti involontariamente eliminare dei contenuti già ben posizionati.
    • Usare i tag NoIndex/Follow: grazie ad essi, quando il Crawler giungerà nel contenuto duplicato, eviterà di scansionarlo, limitandosi a seguire i link presenti all’interno che rimandano ad altre risorse.
    • Sfruttare il Redirect 301: senza dubbio, è la soluzione più adottata in assoluto, specialmente in relazione al conflitto tra i diversi protocolli di rete.

7. Immagini

Ci avviciniamo al termine di questa Checkliste SEO Tecnica esaminando eventuali criticità legate proprio alle immagini.

Premesso che nella nostra guida dedica alla SEO On-Page abbiamo già trattato l’argomento “ottimizzazione” per mezzo dei vari attributi, qui ci focalizziamo su aspetti decisamente più tecnici, quali:

  1. Immagini corrotte
  2. Immagini duplicate e/o non più utilizzate
  3. Immagini troppo “pesanti”

Come sempre, quindi, ecco alcuni consigli su come ottimizzarle anche in ottica di SEO On-Site.

7.1 Immagini corrotte

Capita, a volte, che alcune immagini risultino mancanti, pertanto occorre ripristinarle.

Come nel caso dei Broken Link, sarebbe dura controllare “manualmente” un sito con migliaia di immagini “sparse” tra pagine e Post pubblicati negli anni.

Quindi, anche in questo caso puoi affidarti ad un tool come ScreamingFrog che provvederà a fare la ricerca in automatico.

Una volta individuate, provvedi a rimpiazzarle con dei nuovi file, rinominati con le parole chiave più idonee.

Naturalmente, ricordati di scrivere anche l’attributo Alt Text.

7.2 Immagini duplicate e/o non più utilizzate

Oltre alle immagini corrotte, succede spesso e volentieri di ritrovarsi con immagini duplicate e/o che non sono utilizzate perché non presenti in nessuna pagina o post.

Pazienza, quando sono 2 o 3.

Ben altro conto, però, è quando sono diverse centinaia.

Di conseguenza, occupano inutilmente spazio prezioso e, per giunta, rallentano il sito.

A tal proposito, ci sono degli ottimi Plugin che ti permettono di trovarle alla svelta, in modo da eliminarle e fare un po’ di “pulizia”:

  • MediaCleaner: disponibile in 2 versioni, gratuita e in licenza a pagamento. Scegliendo la seconda avrai la possibilità di scovare e rimuovere anche i file non presenti nella Libreria.
  • MediaDeduper: disponibile anch’esso sia in versione “Free”, che e “Pro”, grazie a questo Plugin, invece, sarai in grado di individuare le immagini doppie. Non solo, una volta installato impedisce di caricare più volte la stessa immagine.

7.3 Immagini troppo “pesanti”

Per evitare di “appesantire” la Libreria e occupare spazio inutilmente, cerca di ridimensionare le immagini ancor prima di caricarle.

Per andare sul sicuro, mantieniti sempre al di sotto dei 300 KB.

Non solo, puoi ottimizzarle ulteriormente sfruttando alcuni Plugin come:

  • EWWW Image Optimizer: in grado di operare con diversi formati di immagini, lo stesso va a ridurre le dimensioni, senza, però, pregiudicare la qualità. Contemporaneamente, migliora sensibilmente anche i tempi di caricamento. Inoltre, con questo Plugin c’è la possibilità di ottimizzare le immagini su Cloud, al fine di lasciare ulteriore spazio libero e risorse di rete al server che ospita il sito.
  • WP Smush: andando ad eliminare i meta dati inutili presenti nelle immagini, ecco che questo Plugin riduce i tempi di caricamento delle pagine. In aggiunta a ciò, è pure in grado di ottimizzare le immagini già caricate e presenti nella Libreria.

8. File “robots.txt”

Chiudiamo questa Checklist SEO tecnica parlando del famoso file “robots.txt”.

Di cosa si tratta?

Semplicemente, specifica quali azioni sono consentite ai crawler per ogni pagina del Sito Web.

In parole povere, serve per indicare quali pagine sottoporre alla scansione e quali no.

Ad esempio, tramite il file “robots.txt” è possibile escludere la pagina di login alla dashboard WordPress, totalmente inutile ai fini del posizionamento.

8.1 Sintassi del File “robots.txt”

Detto ciò, la loro “sintassi” (ossia il “linguaggio informatico”) è costituita dai seguenti elementi

  • user-agent: è il nome del motore di ricerca ufficialmente registrato. Google, Bing e Yahoo son tutti “user-agent”. Con il simbolo dell’asterisco “*” invece, si indica qualsiasi “user-agent”.
  • Direttive: sono le “regole” o, più precisamente, i “comandi” che devono essere rispettati dagli “user-agent” stessi. Quelle più utilizzate e supportate da Google sono:
    • Sitemap: si indica ai motori la “strada più breve” per trovare proprio la Site Map, risparmiandogli scansioni approfondite e onerose.
    • Disallow: impartisce agli “user-agent” di non scansionare determinate pagine e/o sezioni.
    • Allow: ovviamente, da il comando opposto al precedente. Usata in combinato con la precedente, consente ai motori di scansionare solo alcune pagine, senza, però, scansionare l’intera sezione in cui sono contenute.

8.2 Come creare un File “robots.txt”

Nonostante si possa fare “manualmente” scrivendolo, per l’appunto, su un comunissimo file “.txt”, in realtà la cosa migliore è quello di “farselo fare” da un ennesimo Plugin.

Nel caso specifico, si tratta di Yoast.

Quindi, fai come segue:

  1. Entra nella Dashboard WordPress e clicca su “Plugin” che trovi sul menù di sinistra.
  2. Ora, clicca “Aggiungi nuovo” e procedi con l’installazione di Yoast.
  3. Una volta installato ed attivato, clicca proprio su “Yoast SEO” che ora compare nel menù di sinistra, qualche voce al di sotto di “Plugin”.
  4. Adesso, clicca su “Modifica file”, scrivi il codice esattamente come lo vedi qui sotto e salva le modifiche.

Ovviamente, se ci sono ulteriori pagine e/o sezione da escludere con “Disallow”, piuttosto che “bypassare” con “Disallow” e “Allow” in combinato, devi aggiungerle e salvare nuovamente.

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8.3 Come testare il File “robots.txt”

Per testare il File “robots.txt” in modo autonomo, devi semplicemente digitare l’URL nel Browser e verificare che sia regolarmente accessibile a chiunque.

In alternativa, però, puoi anche servirti del tool gratuito offerto dal solito Big G denominato proprio “Tester dei file robots.txt”.

Tutto ciò che devi fare è inserire l’URL, cliccare su “Testa” e attendere la comparsa del rispettivo report.

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Checklist SEO Tecnica considerazioni finali sulle criticità da correggere

  • La SEO è, a tutti gli effetti, una scienza a sé, pertanto il suo ambito di applicazione risulta davvero vasto.
  • Per praticità, quindi, viene suddivisa in SEO On-Site, SEO On-Page e SEO Off-Site.
  • Nonostante ciò, rimangono alcuni aspetti difficili da catalogare, dal momento che risultano piuttosto “trasversali”.
  • Quindi, li abbiamo elencati in questa nostra Checklist SEO tecnica e sono: Indicizzazione – Errori di Crawl, UX – User Experience, URL e Permalink, Link “rotti” – Broken Link, Architettura del Sito, Contenuti Duplicati, Immagini e File “robots.txt”.
  • Sebbene, per l’appunto, siano questioni di carattere decisamente più tecnico, rispetto che editoriale, in realtà non servono particolari competenze informatiche per affrontali al meglio.
  • Tutto ciò che devi fare è procedere con calma, prendendo in considerazione un aspetto alla volta e facilitandoti la vita grazie ad un CMS come WordPress, davvero molto facile da utilizzare anche da chi non sa programmare.
  • Infine, è altrettanto importante saper sfruttare la Google Search Console nel modo corretto, visto che l’anello di congiunzione tra la sua SERP ed il tuo Sito Web.